LA VITA NELLE TORBIERE

(studio, ricerche, fotografie e disegni di )


Le torbiere si formarono durante l’ultima glaciazione, la "würmiana", che si concluse verso la fine del Paleolitico superiore, circa 10.000 anni fa. In questo momento il clima lentamente, ma costantemente, si mitigò liberando intere regioni sino allora ricoperte di ghiacci. Durante il suo ritiro il ghiacciaio depositò nel terreno i sedimenti morenici che aveva inglobato nel corso della sua formazione, mentre nelle conche alpine, racchiuse da alte montagne, si accumularono dei microsedimenti, composti prevalentemente da materiali argillosi, che resero il fondale del bacino pressoché impermeabile, trattenendo in questo modo sia l’acqua di fusione che piovana. Il processo di trasformazione dei resti vegetali, che si accumulano in questi bacini, in torba è, verosimilmente, prodotto da organismi anaerobici (batteri che vivono in ambiente privo di ossigeno).

La torba è un aggregato di color bruno-nerastro, spugnoso, incoerente, imbevuto di acqua che dopo essiccazione può essere utilizzato come combustibile (carbone dei poveri). Essa trova impiego in giardinaggio e floricoltura poiché mescolata alla terra la rende più soffice e permette di trattenere meglio l’acqua.

In relazione alla loro collocazione le torbiere vengono distinte in basse ed alte. La torbiera bassa si forma in zone di lento scorrimento di acque, generalmente ricche di carbonato di calcio e di altri sali minerali. Quella alta può, invece, essere il residuo di un laghetto che con il tempo si è interrato fino a trasformarsi in torbiera ed è caratterizzata da un apporto di acque povere di sali minerali.

La costante presenza di acqua crea le condizioni ottimali per lo sviluppo di un’infinità di larve di insetti ed è anche l’ambiente ideale per lo sviluppo di una moltitudine di animali e di piante dalle dimensioni, dai colori, dalle forme e dalle abitudini più svariate. Di questa moltitudine di organismi ne ricorderemo, necessariamente, soltanto una piccola parte che però sarà sufficiente per dare una chiara idea dell’importanza di questi ambienti naturali e della necessità non solo della loro conservazione, ma anche della loro valorizzazione.

Nell’ambiente povero di sostanze azotate e di sali minerali delle torbiere alte si sono adattate e prosperano delle piante molto importanti per la formazione della torba: gli sfagni (Sphagnum ) o muschi delle torbiere.


Gli sfagni si presentano di colore chiaro, con ramuscoli ricchi di minute foglioline e si riproducono per mezzo di microscopiche spore contenute in piccole capsule munite di opercolo e liberate quando questo si apre.
Essi possono raggiungere le dimensioni di oltre 50 centimetri e formare densi ammassi spugnosi capaci di trattenere un’enorme massa d’acqua. Uno sfagno, infatti, è in grado di trattenere una quantità d’acqua pari a venti volte il suo peso.

Gli sfagni sono piante molto comuni, se ne conoscono circa trenta specie solo nell’Europa Centrale. Le specie più diffuse in Italia sono lo Sphagnum cuspidatum  e lo Sphagnum auriculatum.



Una pianta che si fa notare per la sua bellezza è il trifoglio acquatico o fibrino (Menyanthes trifoliata ).
Ha fusto alto fino a 30 centimetri da cui si dipartono picciuoli con foglie suddivise in tre foglioline ovali e fiori rosei con cinque petali ricoperti, sulla parte superiore, da una lanuggine bianca e crespa.

Un tempo si raccoglievano le foglioline per preparare un decotto dalle proprietà aperitive, toniche e digestive.



Fra le piante più comuni, con circa cento specie diffuse nelle paludi, nelle torbiere e nelle zone costantemente inondate di tutta l’Italia, ma adattata anche ai pendii sassosi d’alta quota, troviamo il genere Carex.
La Carex fusca, con fusto alto circa 40 centimetri, è una pianta "pioniera" poiché, dapprima, crea un manto erboso poco stabile che si consolida con il tempo per poi sparire, lasciando il posto ad altre specie, non appena creato questo ambiente.





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