Superstizione ed ignoranza sono all'origine di credenze popolari ancor dure a morire. Così non è raro sentir dire da vecchi montanari "esperti" in funghi, che bisogna prestare attenzione a non raccogliere quelli cresciuti in prossimità di ferri arrugginiti o di piante velenose, né raccogliere quelli spuntati in località frequentate da rospi o da vipere. È facile sentir dire anche che i funghi intaccati dalle lumache sono sicuramente buoni.
Anche l'annerimento di una moneta d'argento venuta a contatto con un fungo velenoso durante la cottura, era, e purtroppo lo è ancora, ritenuta una prova sicura della sua tossicità (come se dal Mattioli ad oggi fossero passati quattro secoli invano). Invece i funghi sono buoni o cattivi indipendentemente dalla vicinanza del luogo di crescita di piante, ferri vecchi ecc. Ad esempio le lumache si cibano, senza risentirne, delle amanite mortali, che mantengono intatto il loro potenziale venefico anche dopo prolungata bollitura o essiccazione e che non anneriscono l'argento con cui vengono a contatto.
Tra l'altro non è vero che siano tossici quei funghi che, una volta tagliati, mutano di colore, che si scuriscono e virano rapidamente al blu. Questa caratteristica è tipica di alcune specie di boleti, che tuttavia sono commestibili dopo cottura (tossine termolabili). Una tale variazione di colore è dovuta ad un alcool (boletolo) e ad un enzima (ossidasi) che si trasformano in un antradichinone, appunto di colore blu-violetto.
È invece sconsigliato raccogliere qualsiasi fungo che sia cresciuto in prossimità di una strada, in quanto nei gas di scarico emessi dalle autovetture sono presenti particelle di vari elementi chimici e di metalli, compreso il piombo presenti in molte benzine. Queste sostanze si accumulano nei terreni limitrofi alle strade e i funghi che vi vivono ne assorbono notevoli quantità. Anche se considerati eccellenti commestibili, si trasformeranno inevitabilmente in un pericolo per la salute, soprattutto se consumati abbondantemente e di frequente.

Generalmente i sintomi d'avvelenamento da ingestione di funghi si manifestano assai presto, nella quasi totalità delle specie venefiche da subito dopo l' ingestione a 2-4 ore. Non così nel caso delle tre amanite mortali, i cui sintomi si presentano da 12 a 24 o più ore dopo l'ingestione. Questo ritardo nella sintomatologia, unito al fatto che chi ha ingerito questi funghi non è in grado di darne una descrizione attendibile stante la loro somiglianza con altri, fa sì che l'esito di tali avvelenamenti sia molto spesso mortale. Sarà solo dall'esame delle spore, viste al microscopio da un esperto micologo che si potrà determinare con certezza a quale specie fungina appartenga il fungo che è stato ingerito e che ha determinato l'intossicazione.
Le spore non sono attaccate dai succhi gastrici e di conseguenza sono espulse indenni con le deiezioni. Purtroppo i centri ospedalieri specializzati per questi complessi accertamenti sono pochi in Italia e spesso localizzati in luoghi geograficamente molto distanti; ciò costituisce un grave problema poiché, per ogni istante che passa, la situazione clinica tende progressivamente ad aggravarsi.
Dal momento che è sufficiente anche una sola parte del fungo per provocare gravi intossicazioni, lo si deve raccogliere nella sua interezza ed esaminarlo con estrema cura ed attenzione; al minimo dubbio, evidentemente, va scartato.

Per una persona di peso medio di 65/70 kg sono sufficienti 14 mg di gamma-amanitina per provocarne la morte, una quantità contenuta mediamente in 80/100 gr di fungo fresco. Nella donna e soprattutto nei bambini, purtroppo, ne bastano dosi minori.
Nella micidiale Amanita phalloides e specie affini sono contenute oltre alle amanitine alfa, beta, gamma e delta, anche la falloina, la falloidina, la fallacidina che sono sostanze estremamente tossiche e che combinate in un simile cocktail, sono responsabili di quasi tutti i decessi per funghi. Esse provocando danni irreparabili a carico del fegato (necrosi delle cellule epatiche) e danni alle cellule renali (nefrite tossica).
Nel caso d'ingestione di funghi rivelatisi tossisi, già col manifestarsi dei primi sintomi, è opportuno provocare il più rapidamente possibile il vomito, al fine di svuotare lo stomaco da qualsiasi parte non ancora digerita. Successivamente è necessario effettuare lo svuotamento dell'intestirio, mediante enteroclisi.



Le circa tremila specie di macromiceti che si possono osservare nei boschi delle nostre latitudini, rappresentano meno del 3 % rispetto alle oltre centomila specie note agli studiosi e visibili, per la maggior parte, soltanto al microscopio: esistono anche funghi monoellulari.

I funghi, in riferimento alla loro alimentazione, vengono divisi in tre categorie:
SAPROFITI: (dal greco sapros = putrido e phyton = pianta) che vivono demolendo le sostanze provenienti da organismi morti o dai loro scarti.
PARASSITI: (dal greco parà = presso e sitos = cibo) che vivono a spese di animali o di vegetali vivi e che per questa loro particolarità possono arrecare danni anche notevoli al loro ospite.
SIMBIONTI o MICORRIZICI (dal greco syn = assieme, bios = vita, mykes = fungo e rhiza = radice) che formando con il loro micelio una rete attorno alle radici delle piante assorbono da queste le sostanze nutritive, senza però arrecare danno alcuno alle stesse.

Dal punto di vista della sistematica, invece, tradizionalmente i funghi sono stati classificati come appartenenti al Regno vegetale perché dipendono dal terreno sul quale vivono indissolubilmente per tutta la loro esistenza.
Alcuni studiosi, però, li hanno posti nel Regno animale con il quale hanno in comune alcune caratteristiche come per esempio il fatto di dipendere da da sostanze già elaborate da altri organismi, di essere parzialmente costituiti da chitina e di avere nelle cellule la presenza di glicogeno, l'amido del regno animale.
Attualmente essi vengono sistemati in una posizione a sé stante: il Regno dei funghi.
La suddivisione è la seguente:
MIXOMICETI: Rappresentano il confine tra il regno vegetale e animale. Si tratta di forme di vita elementari, con struttura mucillaginosa, capaci di movimenti ameboidi (animali) hanno la capacità di fagocitosi, nutrendosi di batteri e di riprodursi per mezzo di spore (funghi).

FICOMICETI: Sono dei microrganismi (funghi inferiori) che si riproducono mediante spore asessuate flagellate (zoospore). Questi funghi fitopatogeni causano numerose malattie alle piante, compromettendo il lavoro dell'uomo come le varie Peronospora della vite, del cavolo, della patata.
Altri funghi Ficomiceti parassitano l'uomo, ad esempio Candida albicaus (mughetto), Microsporum audovinii (tigna) e Malassezia fuifur che provoca quelle caratteristiche e fastidiose macchioline della pelle a quanti frequentano d'estate le spiagge (Pitiriasi versicolor).
Oltre alle piante e all'uomo, anche gli animali come rettili, pesci, mammiferi, insetti, possono essere soggetti ad infestazioni da parte di funghi che vivono su di essi in modo parassitario.

ASCOMICETI: A questo gruppo appartiene la maggior parte dei funghi. Il loro corpo fruttifero si presenta nelle forme e dimensioni più varie; Tuber, Peziza, Morchella, Helvella, ecc. sono tra i principali generi di ascomiceti. Inoltre i molti lieviti utilizzati dall'uomo per trasformare alcuni alimenti come pane, aceto, birra, sono ascomiceti privi di corpo fruttifero. Appartiene a questa classe anche la Claviceps purpurea, che intacca le graminacee dando luogo ad infestazioni conosciute come Segala cornuta, Grano sprone, Mal dello sclerozio.
L'ingestione da parte dell'uomo di alimenti infestati causa gravi disturbi noti come ergotismo.

BASIDIOMICETI: Questo gruppo è rappresentato da quei corpi fruttiferi che incontriamo normalmente nei boschi: russule, boleti, cantarelli, amanite, etc. Costituiscono il gruppo di funghi più evoluti e comprendono circa quindicimila specie, comprese in circa cinquecento generi.



INDIETRO
AVANTI
Progetto e realizzazione:
Terranea.it - 2001