LA PREPARAZIONE
LE DIMENSIONI
Prima ancora di incominciare
a parlare di preparazione dei campioni da includere nella collezione,
ognuno dovrà decidere, in base al proprio gusto, ma soprattutto
in base allo spazio disponibile per l'esposizione le dimensioni dei pezzi
di roccia.
La forma e le dimensioni dei pezzi non sono ancora standardizzate, tuttavia
vi sono delle tendenze collezionistiche (anche di ordine storico) che
indicano alcune misure.
La forma consigliata è quella del parallelepipedo e viene denominata
"saponetta".
Le misure, espresse in centimetri, più diffuse sono:
7,5 x 11 x 2
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8 x 11,5 x 3
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7,5 x 10 x 2
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Le superfici della saponetta
dovranno essere regolari, gli spigoli rettilinei e leggermente smussati.
LA RIFINITURA
Come già detto per la raccolta, anche per la preparazione non ci
sono tecniche particolari da seguire.
Il lavoro di sgrossatura lo avremo già fatto sul posto di ricerca
ed estrazione, colpendo con la penna del martello sugli spigoli del pezzo
in modo da togliere, in successione, delle schegge fino ad arrivare, come
si è detto, a dimensioni di poco superiori al voluto.
Quindi a casa ci resterà da fare solo la rifinitura. Useremo la
stessa tecnica utilizzando però strumenti più piccoli.
Le rocce che normalmente vengono utilizzate in edilizia possono essere
tagliate e lucidate per mettere in evidenza la loro struttura e la bellezza
estetica.
Purtroppo però, questa
non è un'operazione che si possa fare in casa: bisogna rivolgersi
a qualche marmista o a qualche tagliatore di pietre dure.
Il taglio e la lucidatura, anche di piccoli pezzi, solitamente costa piuttosto
salata per cui sarà bene informarsi a fondo prima di decidere di
collezionare rocce trattate in questo modo.
LA PULITURA
Successivamente, sarà sufficiente una bella pulizia dei pezzi,
con l'eventuale ausilio di spazzolini e pennelli, ed un lavaggio con acqua
ed un po' di detersivo per asportare terra, fango e polvere.
Naturalmente, le rocce molto
scistose e quelle poco coerenti dovranno essere spazzolate soltanto a
secco poiché l'acqua potrebbe alterarle o addirittura sgretolarle.
L'ACIDATURA
L'acidatura verrà utilizzata soltanto nel caso che nel campione
vi siano dei cristalli, ovviamente non di calcite, incrostati di calcare.
Per questa operazione (da fare all'aperto) useremo acido cloridrico in
soluzione diluita al 5-10% e potremo operare ponendo il pezzo in una bacinella
di materiale plastico e versando, in fasi successive, l'acido diluito
in modo da bagnarne bene la superficie.
L'azione dell'acido non va
protratta fino in fondo perché il calcare potrebbe essere la base
su cui poggiano i cristalli che vogliamo conservare e quindi togliendo
la base perderemmo anche i cristalli.
Dopo l'acidatura dovremo lavare a fondo il pezzo affinché non rimanga
alcuna traccia di acido poiché questo continua la sua azione nel
tempo e pertanto potremmo alterare e rovinare non solo questo pezzo, ma
anche altri della collezione.
Il lavaggio va effettuato ponendo il pezzo in un secchio che andrà
riempito con acqua. Dopo qualche ora di immersione, cambieremo l'acqua
e ripeteremo questa operazione per una decina di volte.
Alla fine del ciclo di lavaggio lasceremo asciugare perfettamente il pezzo
mantenendolo all'ombra, in un posto ventilato.
IL TRATTAMENTO PROTETTIVO
Alcune rocce si degradano nel tempo o perché assorbono acqua dall'atmosfera
o perché la cedono ad essa. in questo caso, dopo la fase di pulitura
deve seguire un trattamento protettivo.
Il trattamento protettivo superficiale può essere fatto con vari
prodotti. Si potrà utilizzare una delle tante vernici trasparenti
in confezione spray (può andar bene anche la lacca che si usa per
i disegni) oppure il citato Paraloid B 72® o anche una soluzione molto
diluita di Vinavil® o ancora una cera per pavimenti.
Per la scelta del prodotto da usare sarà bene fare delle prove
e poi ci regoleremo in base ai risultati ed al nostro gusto.
Sia le resine poliviniliche che quelle acriliche vanno usate in soluzioni
diluite utilizzando un pennello con setole morbide.
Il Vinavil® dovrà essere diluito con acqua fino ad avere una
concentrazione del 10-20%, mentre il Paraloid B 72® andrà sciolto
in acetone o 1,1,1-tricloroetano o in altro solvente organico compatibile
e diluito al 3-5%.
Ad ogni modo, dovremo tenere presente che i prodotti diluiti con acqua
non sono adatti per tutti i tipi di roccia mentre quelli diluiti con solventi
organici non creano problemi ed in genere sono anche più trasparenti.
Baderemo bene, comunque, a non alterare l'aspetto naturale della roccia.
Vi sono, infatti, ben poche rocce lucide in natura.
I campioni tagliati e lucidati, invece, andranno protetti con un velo
di cera trasparente per pavimenti.
IL CONSOLIDAMENTO
Le rocce molto scistose e quelle poco coerenti hanno, in genere, bisogno
di un trattamento consolidante più consistente di una semplice
protezione superficiale.
Per il consolidamento si possono utilizzare, però in soluzioni
più diluite, due dei prodotti che si usano per il trattamento protettivo
superficiale e precisamente il Vinavil® e Paraloid B 72®.
Per questa operazione il Vinavil® verrà utilizzato al 7-10%,
mentre il Paraloid B 72® ad una concentrazione tra l'1% ed il 3%.
Anche per questa operazione ed anzi a maggior ragione, dovremo ricordare
che i prodotti diluiti con acqua non sono adatti per tutti i tipi di roccia.
Pertanto ci orienteremo, di preferenza verso quelli diluiti con solventi
organici.
La diluizione più alta è necessaria perché si ottiene
una maggior penetrazione del prodotto, ossia esso riesce a penetrare più
in profondità nella roccia e così la sua azione diviene
più consistente.
L'INCOLLATURA
Nel malaugurato caso che un campione si rompa non si deve per forza buttarlo,
soprattutto se non ne abbiamo di riserva, ma si deve cercare di ripristinarlo
incollando con pazienza i vari pezzi.
La riparazione di questo tipo non è una falsificazione perché
non si aggiunge niente di estraneo al pezzo. Lo si riporta soltanto allo
stato originale.
Ovviamente il pezzo non ha più il valore di prima, tuttavia, se
la riparazione è stata fatta bene, potrà continuare a fare
la sua bella figura assieme agli altri. Alla prima occasione lo sostituiremo.
Bisogna ricordarsi che per una buona riuscita del lavoro, lo strato di
colla deve essere il più possibile sottile.
I pezzi vanno puliti perfettamente in modo che non siano rimaste aderenti
delle piccole schegge che impediscano la perfetta aderenza.
Se vi sono più di due pezzi da incollare bisogna studiare bene
l'esatta posizione di ognuno di essi e poi incollarne due alla volta,
in successione esatta, in modo da rispettare tutti gli incastri.
Potremo usare, per campioni di piccole dimensioni, indifferentemente colla
di tipo epossidico, cianoacrilico oppure anche il Vinavil® concentrato.
Una volta messo l'adesivo, uniremo le parti e le comprimeremo un po' con
le mani, poi dovremo fare una legatura solida o, se possibile useremo
un morsetto, per tenere uniti i pezzi fino a completa essiccazione del
collante.
Prima dell'essiccazione, però, dovremo preoccuparci di togliere,
accuratamente, con uno stuzzicadente, eventuali residui di colla che fossero
fuoriusciti dalla superficie di contatto dei pezzi.
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